Retorica, ipocrisia e quell’Italia di Serie B

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Abbiamo ancora negli occhi le immagini del terribile impatto dei due treni in Puglia. Un bollettino di guerra che ha dell’assurdo. Soprattutto nel 2016, dove degli oltre sedicimila chilometri di rete ferroviaria italiana, oltre novemila sono a binario unico. Compreso, purtroppo, quel terribile tratto che l’atroce attualità ha portato a conoscenza dell’Italia intera. Dolore e sgomento accompagnano questi caldi giorni di Luglio dopo una tragedia le cui cause sono in corso di accertamento ma che non devono nascondere la realtà: esiste un’Italia di Serie B. E’ quella di un Sud costretto a viaggiare su treni fatiscenti, afflitto dai ritardi, alle prese con una rete ferroviaria ridicola e con tecnologie mai evolutesi. E’ il Sud delle promesse non mantenute, dei rinvii, dei lavori quasi supplicati da pendolari esausti alle prese con situazioni di carattere medioevale. Basti pensare che quel maledetto tratto pugliese doveva essere consegnato nel 2015 con il doppio binario. E’ anche il Sud delle stazioni in cui mancano i servizi minimi come la biglietteria automatica e l’assenza da parte di chi si arricchisce grazie ai viaggiatori.

E’ il momento del dolore, immenso e inspiegabile, per le famiglie delle vittime. Ma è anche il momento di tenersi distanti dal Festival della retorica e dell’ipocrisia a cui stiamo assistendo. La politica: le frasi di circostanza, i tweet, le dichiarazioni di chi pudore proprio non ne ha. I personaggi in questione sono i primi responsabili dei trasporti ridicoli al Sud Italia. Un sistema che da anni aspetta di essere ammodernato. In Basilicata, Puglia, Campania e più in generale nel Meridione, si consuma il paradosso di un’Italia spaccata in due. L’alta velocità, i doppi binari, e treni sempre più veloci da Roma in su. Poi ci sono i viaggiatori di Serie B: in piedi, senza aria condizionata, ritardi perenni, vagoni medioevali, rete ferroviaria obsoleta. Qualche ben pensante giustifica l’assenza di interventi a causa della scarsa utenza, quasi ad avvalorare la tesi della diversità tra le persone. Una vergogna.

A proposito di alta velocità: in Italia, la realizzazione della rete costa ben 61 milioni di euro al chilometro contro i 10 della Spagna e i 9 del Giappone. Un paradosso nel paradosso: spendiamo sei volte di più dei cugini spagnoli, capitalizzando le risorse in quello che, al netto di qualche disservizio, funziona già. Questo mentre c’è un pezzo d’Italia che è priva dei servizi base. Con gente, tanta gente, che è scesa in piazza e ha invaso i binari per difendere anche quelli, visto che si è provato ad assottigliare anche quel poco c’è. Tutti vorremmo viaggiare più veloci, vorremmo più sicurezza e molteplicità di collegamenti. Al momento però non è così.  E’ chiaro che in un Nord Italia che funziona e che si sviluppa più rapidamente, si concentrano maggiori investimenti. Ma questo non può e non deve voler dire che il Sud deve privarsi delle proprie risorse e dei propri diritti.

Questo anche perché, ammodernare la rete e i servizi nel Mezzogiorno, oltre a garantire diritti sacrosanti per tutti, significa poter attrarre investimenti. Servizi moderni ed efficienti sono importantissimi per chi fa impresa. L’Italia riparte se riparte il Sud. In tutti i sensi!